“Le emozioni inespresse non moriranno mai. Sono sepolte vive e usciranno più avanti in un modo peggiore.”
Sigmund Freud
Essere consapevoli significa essere in grado di identificare le proprie reazioni emotive, riconoscere ciò che in noi può scatenare il nostro comportamento. Chi è consapevole è in grado di riconoscere la relazione tra ciò che prova e il modo in cui si comporta. Secondo Goleman le persone consapevoli hanno senso dell’umorismo, credono in se stesse e nelle loro capacità e sono consapevoli del modo in cui sono percepiti dagli altri. Le emozioni sono accompagnate da reazioni fisiologiche come aumento del battito cardiaco, sudorazione, accelerazione del respiro ed altre reazioni corporee. Ad esempio se si prova paura si può sentire un nodo in gola, quando si è arrabbiati si possono riscaldare le orecchie oppure quando si è innamorati si sentono “le farfalle” nello stomaco. Quando proviamo ansia possiamo attuare tecniche di rilassamento come il controllo del respiro.
Se prestiamo attenzione alle nostre emozioni diventiamo più consapevoli, quindi evitiamo di diventare vittime delle stesse.
La presenza di buoni livelli di consapevolezza si traduce in un buon dialogo con se stessi che rappresenta il primo passo per rispettare le proprie esigenze e i propri bisogni quando si compiono le scelte importanti della vita. Spesso le emozioni non espresse utilizzano il sintomo come ad esempio mal di testa, tensioni muscolari e disturbi psicosomatici.
Noi non siamo nati con la consapevolezza emotiva, questa si sviluppa a poco a poco, nella misura in cui sperimentiamo nuove emozioni e gli adulti intorno a noi ci aiutano a etichettarle e gestirle. Spesso questo apprendimento non avviene e la consapevolezza emotiva non avviene. Questo non vuol dire che la persona non prova emozioni o sensazioni ma non è in grado di riconoscerle e gestirle.
Al contrario della consapevolezza emotiva troviamo la “disfunzione emotiva” , ossia la difficoltà ad identificare ed esprimere le emozioni, l’interpretazione non corretta delle risposte emotive sia degli altri che di noi stessi arrivando anche alla “disregolazione emotiva”.
Cioè l’incapacità di tollerare affetti negativi (noia, vuoto, perdita,angoscia, depressione,irritabilità,rabbia) intensi e prolungati e l’incapacità di controbilanciarli con un’emotività positiva in modo autonomo come l’autoconsolazione. Per cui le emozioni spiacevoli vengono agite all’esterno tramite comportamenti disfunzionali come desiderio di suicidio, automutilazioni, abuso di sostanze disturbi alimentari ed altro.
Quando si arriva a questo la persona può presentare anche un disturbo di personalità per cui poi è necessario rivolgersi ad uno specialista.