Questo fenomeno è nato in Giappone a metà degli anni 80, hikikomori significa rifiuto , isolamento.
Oggi coinvolge circa 1 milione di giovani e le stime sono in aumento anche in Italia. In genere si inizia nella preadolescenza, decidono di non uscire di casa , spesso stanno davanti al computer e rifiutano ogni tipo di relazione , in primis la scuola. I motivi che spingono questi ragazzi al ritiro sociale sono molteplici: non si sentono all’altezza delle situazioni, sono vittime di bullismo o si sentono inadeguati fisicamente.
Questo isolamento può durare mesi o anni. La dipendenza dal mondo virtuale diventa paradossalmente positiva, essendo l’unico contatto con il mondo esterno.
In Italia vi sono forme più blande rispetto al Giappone, il fatto che i figli restino a casa fino ai 28/30 anni non depone favorevolmente rispetto a questo fenomeno. Colpisce maggiormente i maschi rispetto alle femmine, forse anche perché la figura del maschio negli anni si è sempre di più indebolita facendoli sentire spesso fragili e vulnerabili e quindi piuttosto che una brutta figura preferiscono il ritiro.
Spesso questi ragazzi si nascondono attraverso dei giochi di ruolo, che diventa l’unico modo di interagire con gli altri. In Giappone sono nati tanti centri di recupero, in Italia sono sempre di più i genitori che vengono a chiedere aiuto, infatti diventa importante cercare di mantenere la comunicazione per coinvolgere tutta lea famiglia al recupero della normalità.
Una prevenzione possibile è quella di far coltivare ai ragazzi le loro passioni e i loro interessi, educandoli ad usare strumenti critici per non sviluppare la propria identità su modelli troppo distanti, al contrario diventerebbero “perdenti”.